Arte

Monet e la luminosità del cielo secondo Francesco Arcangeli

 Monet e la luminosità del cielo secondo Francesco Arcangeli

Donna con il parasole, madame Monet con il figlio – 1875

Monet è conosciuto principalmente per la serie delle Cattedrali di Rouen e per le sue Ninfee. Tuttavia un elemento in particolare dello stile del pittore, cresciuto a Le Havre, mi ha sempre colpita nel profondo. 

Si tratta dei suoi cieli luminosi e tersi.
 
Covoni di grano, effetto neve, mattina – 1891
 
Per arrivare a questa forte luminosità, Monet è passato dall’incontro con Eugène Boudin, che gli introdusse per primo la pittura en plein air, e gli trasmise la “meteorologia” dei paesaggi inglesi, fatti di nuvole bianche e gonfie, studiate con i pastelli.
 
Trouville – Eugène Boudin – 1864
 
La sua ispirazione, tra gli artisti del passato, erano senz’altro i paesaggisti olandesi del Seicento. Jan van Goyen e Jacob van Ruisdael primi fra tutti. Il primo si dilettava in paesaggi dall’orizzonte basso, spogli di vegetazione e figure, ma con cieli immensi e diafani, pronto a inghiottire lo spettatore. Jacob van Ruisdael aveva un’impronta più romantica e drammatica rispetto a Monet, ma possedeva pur sempre una visione del naturale che quest’ultimo trovava affascinante. 
 
Vista del Haarlemmermeer – Jan van Goyen – 1646
Paesaggio con dune – Jacob van Ruisdael – 1646
Ecco che il pittore francese, ne La fattoria normanna ci restituisce un paesaggio ammaliante. Se l’impostazione e le figure non presentano nulla di nuovo, il cielo è invece di una luminosità mai vista prima. E la si può ben vedere nel contrasto che si crea tra le fronde in alto a destra, contro le pareti esterne delle due case e nel riflesso nell’acqua.
 
La fattoria normanna – 1863/64
 
Oltre che da Boudin e dei paesaggisti olandesi del Seicento, Monet è stato influenzato molto anche da Courbet, non tanto in termini stilistici, quanto più poetici: nei quadri di Courbet percepiamo l’immenso, che Monet ha trasportato a suo modo nelle sue opere. 
 
La spiaggia a Trouville – Gustave Courbet – 1865
 
Tutto ciò porta Monet a dipingere La spiaggia di Sainte-Adresse, nel 1867. L’argentea luminosità si riversa anche nei particolari, che, come disse lo storico d’arte Arcangeli durante una conferenza proprio su Monet¹, accumulano una grande quantità di tono che fa splendere tutto il resto.
 
La spiaggia di Sainte-Adresse – 1867
 
Per ottenere l’effetto di grande luminosità, Monet utilizzava solo colori puri, evitando accuratamente nero e bianco, e senza mai contaminarli. Questo perché più colori si mescolano insieme e si sovrappongono e meno luce vi si riflette.
 
Porto ad Argenteuil – 1874
Veduta di Rouelles – 1890

Lo splendore della luminosità dei dipinti di Monet proviene proprio dai cieli imbevuti di candore, che istantaneamente proiettano tutta la luce sul panorama circostante, per poi ricadere su di noi, inermi spettatori di un’enorme potenza artistica.


Note: ¹ Conferenza tenuta da Francesco Arcangeli alla Galleria d’Arte Moderna di Roma il 28 gennaio 1962.
 
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